lunedì 20 agosto 2007

De Andrè è stato parte della nostra vita (di Franco Mellea)

Nel 1967 avevo 16 anni. Nel nostro abituale posto di ritrovo, una cantina che il papà di Carlo Ciampa ci aveva messo a disposizione, la sera cantavamo le nostre canzoni: un pò stornellate, un pò rivoluzione rafforzando la nostra amicizia e gli ideali comuni.
Claudio Decembrini un giorno, aiutandosi con la chitarra, ci fece ascoltare “La guerra di Piero”.
Ci innammorammo subito di quella canzone e di quell'autore tal De Andrè che ben rappresentava i nostri ideali di ripudio della guerra e di ogni forma di prevaricazione.
Gli accordi sulla chitarra erano semplici ma il ritmo era coivolgente.


Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi
"Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati,
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente"
Così dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve
.


Contro la guerra, contro la prepotenza delle prepotenze, contro la prevaricazione mortale il nostro animo si infiammava e gridavamo


Fermati Piero fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso


Nessuna giustificazione può fare accettare un dramma così disumano come la guerra a un ragazzo di 16 anni e nonostante il nostro grido Piero avanzava sempre e inesorabilbente verso il suo drammatico destino e a noi non restava altro che ricoprire la sua tomba di mille papaveri rossi”.
La passione per De Andrè era scoppiata e qualche giorno dopo Franco Colaci se ne venne con La Ballata dell'eroe, e come l'eroe deandreano ci vedevamo con “le mostrine e le stelle” sui nostri eskimo, costretti a “vendere cara la pelle” e come Lui costretti a spingerci troppo lontanto per cercare la verità. Katia portò la Canzone di Marinella, Ignazio Vonazzo Città vecchia, Carlo Ciampa Bocca di Rosa, io la Ballata del Michè.


De Andrè era entrato nel nostro metabolismo come era entrato Neruda, come erano entrati i tre cardini della rivoluzione francese Libertè, Fraternitè, Egalitè come era entrato il nostro desiderio di costruire un mondo migliore e più giusto.

Non ne abbiamo potuto più fare a meno.

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