giovedì 21 febbraio 2008

Franco Gallo parla de "Nella Vigilia e Oltre" di Nicola Vinci

La ricerca di sé e del senso più profondo dell’essere, Nicola Vinci l’ha vissuto, come egli stesso dice, attraverso un amore “sorprendente e vero” e, soprattutto, attraverso il dolore lacerante della perdita.
La raccolta di poesie dedicate alla moglie è la storia intima di questa profonda esperienza esistenziale.
La poesia, in questo cammino gli si è rivelata nel suo valore catartico e liberatorio ed è stata lo specchio in cui Nicola,di volta in volta, si è potuto ritrovare e riconoscere;
è stata il mezzo per colmare la lontananza tra sé e sé, tra sé e la donna amata, tra sé e Dio, tra sé e gli altri uomini.
Una poesia, la sua dunque, radicata nel “tu, luogo privilegiato che gradatamente opera una metamorfosi: “m’incammino sulle tue orme”, “già un po’ di te sono io”.
Una poesia dove il dolore si stempera e rimane come muto pianto sulla soglia: “Non c’è più niente da distruggere a New Orleans, se la mia donna mi saluta con impercettibile cenno”; Una poesia ove il mistero di amore e di morte trova il suo approdo di fede: “Ora penetra immenso il soffio di Dio”, “anch’io mi incammino verso la casa del Padre”.
In questa dimensione di fede il tempo circolare e storico della mutilazione e del dolore si traduce in un tempo lineare dove si apre la speranza “d’albe nuove” e gli spazi ristretti della stanza dell’agonia si dilatano in “luoghi di confine” e in “cieli e terre nuove”.
I dettagli quotidiani , che apparentemente sembrano appartenere ad una poesia minimale, scavano nel cuore del lettore un abisso e determinano un processo di identificazione con chi scrive.
In questa dimensione si sciolgono gli interrogativi anche se a tratti qualche domanda ritorna e la disperazione bussa alla porta: “Chi mi rapisce il sogno”/ Vorrei chiudere gli occhi/per vedere altri canali/ oltre l’ultimo ponte”.
La condizione dolorosa del vivere e l’accettazione del destino si traduce in questa raccolta in una lingua semplice, limpida e colloquiale.
La cadenza ritmica è affidata alla frase sintattica che si frantuma in due o tre versi brevi, quasi a fermare sulla carta le pause intime del respiro, gli attimi inafferrabili tra gli interstizi della parola.
Franco Gallo

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