venerdì 10 agosto 2007

Nicola Vinci "Nella vigilia e oltre" (adhoc, Vibo Valentia, 2007)


Un libro di poesie, un panel di delicate liriche per la compagna scomparsa.
La sofferenza, Il dolore, l'abbandono, la morte sono il pabulum di cui si nutrono questi versi.
Una esperienza di dolore e morte.
Una esperienza magmatica che travolge e macina trasformando giorno dopo giorno l'Essere coinvolto in un prodotto nuovo, diverso da ciò' che era prima.
Sofferenza di chi subisce il dolore.
Sofferenza di chi vede l'amato consumarsi in un inutile rituale distruttivo.
E il corpo e i suoi sintomi si affacciano sfacciati e minacciosi, il respiro si fa sempre più affannato e difficoltoso e i rantoli agonici diventano
"vibrazioni residue"
"mentre trascini bagagli
oltre le tue forze"
e
"trascini un carico
che ad ogni sosta
si fa più pesante"

e il dolore diventa lacerante e brutale
"l'ultimo lampo
.. mi squarcia
.. è uno scempio il tuo corpo
.. non c'è più niente da distruggere .."

E quando stanco di notti insonni vegliate al suo capezzale di sofferenze
"Il sonno che mi vince
archivia sogni e storie
dentro la memoria
di un interminabile elenco"

ha la percezione che più nulla può mutare l'ineluttabile
"La mia ferita non potrà più guarire
se la tua ti scava le carni"

disperatamente cerca una improbabile condivisone della sorte e della sofferenza
"ovunque tu vada
trascina anche me"

In un delirio di trasfigurazione ogni evento è visto come mezzo o scopo di qualcosa che è più grande del poeta e della amata e a cui tendere per sublimarsi, rivivere, ritrovarsi, non morire.
E il dolore, il brutale dolore, così terribile e incomprensibile, può essere esorcizzato solo dalla speranza che serva a qualcosa.
Una moneta per entrare nel paradiso.
"questo generarsi nel dolore
è una sorgente che alimenta
abbondante linfa di vita"
"Come l'oro e' prezioso il dolore
bisacce piene
da barattare
con un angolo di paradiso."

La fede in Dio arriva a sorreggere e consolare ed ad impedire che la sofferenza faccia impazzire ma anche a regalare una nuova vita
"Ora penetra
immenso il soffio di Dio
dentro alveoli che si dilatano
per l'eternità".

E credere come Lei credeva, e avere Fede come Lei aveva Fede e' il verbo a cui Nicola si adegua volentieri.
E la consapevolezza che Ella e' ed e' stata "straordinaria donna"
"Sei il nostro sale, il nostro orgoglio
...combatti su ogni fronte...
agiti forte la bandiera
che tiene alta la speranza"

acuisce il dolore e rende il ricordo già' meno angoscioso.
E l'abbandono e' doloroso quanto la sofferenza che ha visto negli occhi di Lei
"Ho sparso antenne..
per captare il tuo canto
che già proviene
da estreme lontananza"

Ed anche la sofferenza dell'abbandono ha uno "scopo".
E anche qui la Fede torna a consolare e a dare speranza.


E' una storia d'amore.
E' una storia di dolore.
E' una storia di condivisone.
E' una storia di trasformazione.
E' una storia di speranza.


Stupisce il tono dimesso del verso, la levità della parola, la dolcezza degli aggettivi.
Tutta la rabbia si è consumata.
Solo rimpianto e speranza.
Vivere per lei, vivere di lei.
Vivere per raccontare la sua storia.

Franco Mellea

COMMENTI:



Adriana ha detto...

Questo libro e' un atto d'amore. Non credo che la dominante sia il dolore.I versi sono ricordo amoroso, dolcezza della vita passata assieme e fede.
11 agosto 2007 8.23


Lucia ha detto...

Il dolore c'è, ma è nascosto, è sotterraneo. Nicola lo nasconde con pudore. I temi poetici sono l'abbandono, la separazione e la speranza di reincontrarsi un giorno con la sua amata.C'è un sentimento di incompletezza. Senza di Lei il mondo non sarà più lo stesso e sarà come avere una visione parziale delle cose. Un occhio solo guarda laddove due occhi vedevano.
12 agosto 2007 8.49


Franco Mellea
ha detto...
Sono d'accordo sulla tematica del ritrovarsi. Ricordo che una delle prime volte che incontrai Lina e Nicola fu quando "Cattolici Del Dissenso", organizzammo uno stare assieme in un podere del papà di Nicola a A San Gregorio D'ippona.Ho il distinto ricordo delle canzoni che cantammo e che ci facevano stare in comunione.L'ultima canzone fu Il "valzer delle candele" le parole dicevano:"perchè lasciarci e non sperar che un di ci incontreremo perchè lasciarci e non sperar che un di ci rivedremo".
12 agosto 2007 9.28


Marcella ha detto...
La fede, in questo libro, è l'elemento predominante,essa trasforma il dolore e lo proietta in una dimensione universale. Moltissimi sono i simboli religiosi che il poeta sapientemente utilizza per sublimare un amore che sconfigge l'umana finitezza e va al di là della morte terrena.
13 agosto 2007 8.14

Serena ha detto...
Abbiamo bisogno di credere nell'immortalità. Se tutto finisce siamo solo formiche in fila verso la distruzione e la reinvenzione della materia.Questo libro ci da speranza e testimonianza che l'immortalità del singolo individuo potrebbe esistere, cosi come esiste l'immortalità della materia. 23 agosto 2007 ore 18.01

Franco Mellea ha detto..
L'immortalità dell'anima è un argomento indiscutibile.
La vita oltre la morte è un argomento indiscutibile.
Sono indiscutibili perchè l'immortalità dell'anima e la vita oltre la morte sono indimostrabili.
Nessuno può confutare con gli strumenti della scienza se essi siano veri o falsi.
Ma credere, credere veramente che qualcosa di Noi può rimanere oltre le opere e il ricordo è fortemente terapeutico.
Aiuta chi crede a sentirsi profondamente in sintonia con quelli che come lui credono.
Aiuta a sentirsi immortale insieme a Dio.
Non possiamo discutere sull'esistenza dell'indimostrabile, ma possiamo credere semplicemente e questo ci aiuta a prepararci alla fine dell'esistenza senza l'angoscia di chi perderà tutto.

23 agosto ore 20.23


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6 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo libro e' un atto d'amore.
Non credo che la dominante sia il dolore.
I versi sono ricordo amoroso, dolcezza della vita passata assieme e fede.

Anonimo ha detto...

Il dolore c'è, ma è nascosto, è sotterraneo. Nicola lo nasconde con pudore. I temi poetici sono l'abbandono, la separazione e la speranza di reincontrarsi un giorno con la sua amata.
C'è un sentimento di incompletezza. Senza di Lei il mondo non sarà più lo stesso e sarà come avere una visione parziale delle cose. Un occhio solo guarda laddove due occhi vedevano.

franco mellea ha detto...

Sono d'accordo sulla tematica del ritrovarsi. Ricordo che una delle prime volte che incontrai Lina e Nicola fu quando "Cattolici Del Dissenso", organizzammo uno stare assieme in un podere del papà di Nicola a A San Gregorio D'ippona.
Ho il distinto ricordo delle canzoni che cantammo e che ci facevano stare in comunione.
L'ultima canzone fu Il "valzer delle candele" le parole dicevano:
"perchè lasciarci e non sperar che un di ci incontreremo
perchè lasciarci e e no sperar che un di ci rivedremo".

Anonimo ha detto...

La fede, in questo libro, è l'elemento predominante,essa trasforma il dolore e lo proietta in una dimensione universale. Moltissimi sono i simboli religiosi che il poeta sapientemente utilizza per sublimare un amore che sconfigge l'umana finitezza e va al di là della morte terrena.

Anonimo ha detto...

Abbiamo bisogno di credere nell'immortalità.
Se tutto finisce siamo solo formiche in fila verso la distruzione e la reinvenzione della materia.
Questo libro ci da speranza e testimonianza che l'immortalità del singolo individuo potrebbe esistere, cosi come esiste l'immortalità della materia.

franco mellea ha detto...

L'immortalità dell'anima è un argomento indiscutibile.
La vita oltre la morte è un argomento indiscutibile.
Sono indiscutibili perchè l'immortalità dell'anima e la vita oltre la morte sono indimostrabili.
Nessuno può confutare con gli strumenti della scienza se essi siano veri o falsi.
Ma credere, credere veramente che qualcosa di Noi può rimanere oltre le opere e il ricordo è fortemente terapeutico.
Aiuta chi crede a sentirsi profondamente in sintonia con quelli che come lui credono.
Aiuta a sentirsi immortale insieme a Dio.
Non possiamo discutere sull'esistenza dell'indimostrabile, ma possiamo credere semplicemente e questo ci aiuta a prepararci alla fine dell'esistenza senza l'angoscia di chi perderà tutto.